Ispirato a Totò il buono (1940) di Cesare Zavattini, è una favola sociale sugli "angeli matti e poveri" delle baracche ai margini di Milano che, minacciati di sfratto da un avido industriale, organizzano un'azione di resistenza, animata dall'orfano Totò, che solo un miracolo fa trionfare.
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Miracolo a Milano può essere veramente definito un film neorealista? Se non avessi letto che è considerato all'unanimità tale, non lo farei rientrare in questa corrente cinematografica. De Sica è sempre stato estremamente crudo nel rappresentare le storie del dopoguerra e qui si è lasciato andare ad un irriconoscibile buonismo da favola della buonanotte. Infatti Miracolo a Milano è una fiaba a tutti gli effetti ("c'era una volta..."), un po' retorica un po' semplicistica nella sua affettata rappresentazione dei personaggi/caricature. Certo, in un clima fiabistico la piattezza psicologica dei personaggi è giustificabile e necessaria per la simbolizzazione delle virtù e dei difetti , ma in un film neorealista credo di no. Eppure è un film divertente, tenero e appassionato, ricco di personaggi che con la propria dignità e solidarietà non si fanno dimenticare facilmente e che riprende in modo magnificamente "italiano" la tematica chapliniana dell'impossibilità della fuga da una misera realtà se non attraverso il sogno e la fantasia.